essere muro . essere soglia

Galleria Browning . Asolo . Tv 28.10.2017

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Essere muro | Essere soglia – monologhi paralleli
progetto e testi. Lisa De Chirico
voci. Anna Branciforti e Fabio Dalla Zuanna
promosso da. Urbanautica Institu
te – SaveAsolo: ricerca collettiva che racconta il territorio attraverso approcci autorali che trovano spazio d’incontro nella Galleria Browning nel centro storico di Asolo, Treviso.

 

Nasce come dichiarazione d’amore ad Asolo, amara e  sognante, nella forma di due monologhi paralleli che viaggiano insieme rimbalzando l’uno sull’altro, e che danno voce alle condizioni dell’essere muro e dell’essere soglia.

Poi diventa una dichiarazione d’amore alla bellezza. Parole che lasciano Asolo per migrare verso quei sovrapporsi di muri e quei labirinti di soglie che fanno di tutti i borghi scrigni di una bellezza intima, sottile, fragile e per questo incontenibile, che preme su quei muri che tentano di racchiuderla e straripa dalle stesse soglie che vorrebbero lentamente schiuderla.

Questa è una bellezza impalpabile, uno stato d’animo, qualcosa che non può essere guardato o toccato ma sentito, qualcosa che straborda da tutte le parti e ci sfugge dalle mani, dagli occhi e dal cuore. Perchè troppo sottile, nascosto e forte.

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Monologhi paralleli 

Nel teatro delle differenze il muro e la soglia mettono in scena le contraddizioni della realtà in cui recitano.
Affermazione e negazione l’uno dell’altra si contendono la scena in un 
susseguirsi di suggestioni.

Lo fanno nella forma del monologo.
Essere muro. Essere soglia.

Perché Asolo è muro e soglia.
E’ attesa e incontro.
E’ passo che costeggia e sguardo che attraversa.
E’ meraviglia che nasce quando il muro si apre alla soglia e l’attesa diventa incontro.

Quella meraviglia che abita in tutte le cose che si lasciano avvicinare senza mai lasciarsi raggiungere davvero.
La stessa meraviglia di cui ha bisogno l’uomo ogni giorno.

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Essere muro

 

Il passo costeggia.
Lo sguardo lo segue.

Immagina.

 

Attende.

 

 

File di muri.

 

Muri sopra muri.

Muri sovrapposti.
Muri contrapposti.

Muri dopo muri.

 

Muri e ancora muri.

 

 

 

Spettatore distratto di una realtà che recita il suo copione
scritto a più riprese.

Realtà che scorre davanti, che si nasconde dietro.
Che mi attraversa, che spia attraverso.
Che si appoggia, che sbatte contro.

 

Spettatore distratto di ogni contraddizione della realtà che divido.

Realtà indifferente che mi scorre davanti.
Costeggia.
Si appende. Si appoggia.
E all’occorrenza infila la sua distrazione a rubare una dose di bellezza.

Vite nascoste congelate dietro.
Che dentro quella stessa bellezza ritrovano la stessa indifferenza.

 

Consolo sguardi appesi.
E chiodi troppo sottili per reggerli.

Consolo pensieri appoggiati.
Abbandonati di fretta.
Ripresi e di nuovo abbandonati.

Consolo echi sbriciolati.
Parole ammucchiate a terra che raccontano storie che la gente dimentica.

 

Immagini che si addensano.

Odori incrostati.
Suoni infranti.

 

Consolo il passo che costeggia.
E lo sguardo che lo segue.

Consolo ombre piegate dall’attesa.

 

Congelo vite. Nascoste in quotidianità incasellate.
Raccolgo comunità ritagliando solitudini.

Chiudo spazi dove dimentico pensieri.
Confeziono bellezza dove rifugio silenzi.

 

 

Lascio intravvedere ciò che nascondo.
Senza mostrare.

Lascio immaginare.

 

 

Lo faccio in silenzio.

 

Quel silenzio scambiato per distrazione.

Il silenzio del passo che costeggia, senza entrare.
E dello sguardo che segue, senza vedere.
Il silenzio di un pensiero appoggiato e di parole dimenticate.

Il silenzio di un’ombra piegata.

 

Il silenzio dell’attesa.

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Essere soglia

 

Lo sguardo ritaglia.
Il passo lo attraversa.

Svela.

 

Incontra.

 

 

Labirinti di soglie.

 

Soglie dentro soglie.
Soglie che aprono soglie.

Scatole cinesi.

Sempre più sottili.
Irraggiungibili.

 

Taciute.

 

 

 

Luogo sospeso dove il passo rallenta.

Luogo decompresso dove ogni trama si allenta.

La realtà che mi scorre davanti e si nasconde dietro mi si infila attraverso
fermandosi a mezz’aria
in una sospensione silenziosa che dura il momento di un incontro.

La realtà che costeggia davanti e si nasconde congelata dietro
mi si infila attraverso e si prende una pausa. Respira.

Si mescola.

Cambia.

E passa.

 

Apro spazi. Che il passo violenta.
Sempre più incerto. 
Timido.

Lento.

 

Dilatato.

 

Apro spazi dove ogni ombra si dispiega.
Dove gli sguardi appesi attraversano.
E i pensieri appoggiati diventano i loro chiodi.

Dove echi sbriciolati e ammucchiati a terra
si ricompongono in parole nuove.

 

Apro sguardi. Dove il passo si ferma.
Apro sguardi dove ogni immagine straborda in provvisorie prospettive.

Straripamento di realtà.

 

Apro pensieri. Dove nemmeno l’occhio può.
Ritaglio silenzi in cui infilarsi.

Proiezioni mentali.

 

 

Apro possibilità dove mescolo differenze.

E in ogni squarcio di quotidianità svelo inattese ritualità
che superano ogni realtà immaginata.

 

 

Lo faccio in silenzio.

 

Il silenzio dell’attesa quando diventa incontro.

 

E si fa meraviglia.

 

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ph. Luca Rossetto